Sto infilando, uno dopo l'altro, dei post nient'affatto divertenti e mi dispiace, ma tant'è.
Ho appena finito di leggere un articolo su Internazionale della scorsa settimana nella sezione Scienza preso dal New Yorker, di Atul Gawande e non vi cito il titolo sennò vi deprimete subito. Diciamo che affronta una questione molto molto difficile per chi è malato e devo dire che lo fa generando obiezioni e osservazioni che credo sia utile fare per tempo. Ma magari non andatevelo a leggere prima del finesettimana.
Ad ogni modo, la prima cosa a cui mi ha fatto pensare è la gratitudine verso Mr. Clint.
Come praticamente tutti (l'ho scoperto in seguito) io sono arrivata alla diagnosi in maniera piuttosto confusa. Benché avessi a disposizione veramente ogni tipo di risorsa (Obi all'epoca lavorava nell'ospedale dove sono stata presa in cura), forse proprio l'eccesso di zelo ha fatto un gran casino. E mi ricordo che erano in almeno 8 i medici il giorno che mi hanno dovuto comunicare il tipo di situazione in cui mi trovavo.
Nessuno di questi usò la parola cancro.
Tutti usavano la parola neoplasia.
Cazzo è la neoplasia???
Avevo capito che era roba seria, ma non appena usciti dall'ospedale, camminando storditi per strada, ho chiesto a Obi: "Ho il cancro, vero?"
Perché mica ero poi così sicura, cazzo, neoplasia, voi lo sapevate? Insomma, meglio sfatare ogni dubbio da subito.
Tra quegli 8 medici, per diversi motivi, non fu Mr. Clint a spiegarmi la mia situazione, ma un chirurgo. Brava persona, però un tantino sopra le righe, se capite quello che voglio dire.
Poco prima di cominciare la chemio, ma poco dopo quella giornata di diagnosi, ebbi invece modo di sedermi davanti a Mr.Clint e di parlare con lui. Non sapevo che sarebbe stata una discussione importante e andai da sola. Mi dispiace ancora oggi perché penso sarebbe stato molto importante che accanto a me ci fosse Obi e, in qualche modo, forse, anche mia madre.
Ebbeno Mr. Clint fu molto chiaro, per niente emotivo, per niente freddo, mi spiegò che – con i farmaci ora a disposizione – il tumore che avevo non poteva guarire, essendosi esteso ai polmoni, ma poteva essere curato con terapie che mi avrebbero garantito una buona qualità della vita, anche molto molto a lungo. Molto a lungo mi piacque molto. Mi piacque molto anche buona qualità della vita, avevo una bambina di un anno e una di 3, buona qualità della vita era fondamentale.
Ad ogni modo, questa cosa che mi disse Mr. Clint io poi ci ho messo tanto tempo a capirla in tutta la sua sostanza. Ma penso sia la cosa di cui sono maggiormente grata in tutto il mio percorso medico, dopo l'ecografista libanese che per primo ha visto il tumore. Ogni tre mesi, è quella conversazione che ci ripetiamo, con Obi, con Mr. Clint, con mia madre che se la scorda ripetutamente, con me stessa quando è necessario. E se ho parlato di guarigione poco fa, non è che sia perché mi sono scordata che per me, dal punto di vista medico, non è al momento possibile, ma perché sto provando ad estendere il concetto di guarigione oltre il limite della medicina.
In seguito, quando, per le pratiche di invalidità, qualche stronzo dipendende zelante mi mise il dubbio che, tutto sommato, il mio sussidio non sarebbe durato tanto, tornai da Mr. Clint e con estrema chiarezza gli chiesi: "C'è qualche domanda che le devo fare? C'è qualcosa che mi deve dire? Hanno ragione a dirmi che non ho così tanto tempo davanti? Posso essere sicura che, se e quando, la mia situazione cambierà sarò la prima a saperlo e a prepararmi?". E non è stato facile fare quelle domande, credetemi. Mr. Clint si fece una amara risata alle spalle dei dipendenti dell'invalidità e mi ripetè quello che sapevo: e cioè continuità della terapia e buona qualità della vita. Anche molto molto a lungo. E che sì, quando e se la mia situazione fosse cambiata, lo avrei saputo per tempo.
Ecco.
La chiarezza è una cosa importantissima per me.
Meglio cancro che neoplasia.
Meglio la verità, sempre.
Ci vuole un gran coraggio per accettare sempre e comunque la verità.
Ma ti capisco, capisco il tuo percorso, e lasciami dire [so che è sempre la solita solfa, ma è così], che sei una grande donna.
Ma grande grande eh.
E forte, anche se ogni tanto ti sfoghi e ti sembra di crollare.
Ti abbraccio forte.
OrsALè
Mi piace leggere il tuo blog perche' sei una donna forte da prendere come esempio per affrontare i problemi della vita.
Resta sempre cosi'…
Sulla verita' e la chiarezza concordo pienamente con ciò che hai scritto.
Ruberò l'Internazionale alla mia dolce metà e cercherò quell'articolo.
Lasciami dire però, cara Wide, che quei medici non hanno sbagliato e sono stati chiari: ci fanno una testa tanta all'università sulla comunicazione col paziente e ci dicono sempre di essere cauti perchè le parole pesano in modo diverso a seconda di chi hai davanti.
Neoplasia è il sinonimo di cancro, che invece è una parola diciamo popolare e poco tecnica. I pazienti non sono tenuti a sapere che sono sinonimi, ci mancherebbe, ma diciamo che i medici sono d'accordo nel preferire la "più dolce" neoplasia rispetto al cacofonico cancro. Lo so, la sostanza è la stessa ma ci sono persone che rischiano di andare in confusione appena sentono la parola cancro.
Il mio Prof di Neurologia (stimatissimo professionista) dice che una volta doveva comunicare ad un signore che il padre di questo aveva l'Alzheimer. Ci racconta che questa è la prima parola che ha usato nel colloquio e da quel momento il figlio del suo paziente non ha più capito nulla. Da qui l'esigenza di insegnarci a pesare le parole, a spendere più tempo per il colloquio col paziente, ad andare a fondo senza mai togliere la speranza, perchè in Medicina niente è certezza.
Perdonami se mi sono dilungata, ma mi sono sentita di dirti tutto questo.
Ma forse lo sapevi già perchè Mr.Clint è davvero un bravo medico, equilibrato tra la professionalità e l'umanità.
E io incrocio le dita per te!
Un abbraccio grande
@OrsaLè: sempre troppo buono, ma troppo troppo
@brillantina: grazie. ti abbraccio tanto
@gin: ti rispondo velocemente prima di uscire perché la mia risposta possa esserti di stimolo proprio in quanto futuro medico. E cioè: l'utilizzo di una parola "più dolce" chi è che tutela? il paziente che non capisce una mazza di quello che il medico sta dicendo? o il medico che così non viene investito dagli effetti anche devastanti della comunicazione di una diagnosi su un qualunque paziente?
Capisco che il confine sia sottile, ma non vale. Il paziente così si ritrova a dover cercare il significato delle parole da fonti che sono meno attendibili del medico stesso. E mi dispiace che molti pazienti vadano nel pallone, ma credo che il compito dei medici sia di affrontare e tamponare anche quell'aspetto della comunicazione con il paziente. Non rimandarlo a quando il paziente sta da solo e si chiede cosa è successo veramente. Pensaci, ginnuzza. Un bacio
Ho lavorato per un po di anni in un centro oncologico. Per motivi di famiglia ho chiesto trasferimento in un ospedale vicino a casa. Quel periodo umanamente mi ha dato molto, ho compreso per la prima volta termini come: chiarezza, sincerità, desiderio di bugia, speranza, vita, amicizia, profondità, dolore, serenità e quanti altri! Insomma se non mi fermavo lì quella manciata di anni, molte cosine della vita non le avrei assaporate come si deve. Paradossalmente ho invidiato l'energia e la serenità delle persone che curavo, mi sono sempre chiesta; '…e io al loro posto?' mi lascerei andare, cercherei di decidere io la fine della mia vita, nasconderei la mia sofferenza alle persone che mi vogliono bene, cercherei di convivere con la malattia o la combatterei a tutta forza. Non so. Nella mia esperienza di quegli otto anni, ho constatato che prognosi precise in termini di aspettativa di vita non vengono mai date da chi lavora nel settore .Si, esistono statistiche, fatte con dati che presentano il più delle volte eccezioni, non possono essere proposte a chi si ritrova a fare delle scelte, a decidere come porsi nei confronti del futuro. Credo che le nostre celluline combattive si nutrano anche della felicità che proviamo attimo per attimo, nel guardare i nostri figli crescere, assaporare un buon piatto, ascoltare la musica che ci piace, sentirsi amati…..elementi non codificati dalla scienza.
Questa è la tua forza.
Un abbraccio (gioioso).
Ci penso, ci penso eccome.E' un discorso complesso e difficile.
L'utilizzo della parola più dolce dovrebbe tutelare entrambi, ma è vero che molto spesso i medici la usano per non affrontare i sentimenti del paziente.E questo non lo trovo giusto.
La verità è un diritto del paziente e un dovere del medico.La verità va sempre comunicata, le bugie non hanno spazio, soprattutto in questi tempi di internet ed elisir vari…
Io penso che prima di tutto si debba dedicare molto tempo al colloquio col paziente, capire qual è il suo stato d'animo senza ovviamente modificare la realtà (non è che se una persona mi sembra forte allora le dico tutto e se un'altra mi sembra più fragile allora ometto, la verità ha la priorità su tutto).
E' necessario poi assicurarsi che il paziente abbia capito di cosa si tratta, cosa lo aspetta, quali sono le opzioni terapeutiche, chiedere "c'è qualcosa che vuole chiedermi/non ha capito?", lasciare anche spazio al silenzio, alle emozioni, rendersi disponibili sempre per qualsiasi chiarimento.
Ripeto è un discorso molto difficile da affrontare sia qui, sia nella quotidianità. Io cerco di imparare anche da voi, ma non sarà facile, nè mi salverò dal commettere errori.
Spero di aver spiegato ciò che intendevo dire, sarebbe davvero bello poterne discutere insieme a te in persona.
Un bacio a te mia cara fortissima Wide
I miei genitori seppero che per mio fratello, diciottenne, era finita quando i medici accompagnarono mio padre in una allegra e inconsapevole gita al centro della terapia del dolore situato lì accanto. Gli mostrarono tutti i comfort di una struttura che sembrava un hotel a 5 stelle- Mio padre, fintanto che il medico parlava come di qualcosa di ovvio e normale, si sentiva d'accordo, pur rimanendo spaesato. Una volta però lasciato il medico iniziò piano piano a fare due più due e a capire non solo la situazione, ma il "lieve" raggiro che ci stava dietro. Dovevamo togliere mio fratello da quella struttura quanto prima perché sostanzialmente non doveva morire davanti agli altri pazienti. Su quest'ultima cosa potrei essere anche d'accordo, del resto è da tortura voler mettere a contatto persone già provate e disperate con una scena forte come quella, la cosa che però mi fa rabbia è il tentativo di raggiro. Molto probabilmente la loro esperienza gli aveva fatto intuire che un genitore non avrebbe mai messo un figlio diciottenne tra anziani malati terminali, e allora hanno indorato la pillola in maniera tale che la cosa avvenisse e basta. Mio fratello aveva espressamente detto che NON VOLEVA SAPERE NULLA, voleva solo stare tranquillo e che ci occupassimo di tutto noi, scegliendo noi cosa ritenevamo meglio per lui. Di conseguenza, avevamo quindi fatto in modo che non capisse mai la gravità della situazione e, per quanto possibile, che fosse sempre convinto che una guarigione ci sarebbe stata e in tempi ragionevoli. Del resto aveva solo 18 anni e poi quella era la sua esatta volontà. Ed ecco quindi cosa fecero i medici per convincerci a toglierlo di lì quanto prima: iniziarono dapprima a buttargli degli indizi e poi a dire a noi che "tanto valeva dirglielo, che sicuramente lo aveva già capito da solo…del resto da pochi mesi era diventato maggiorenne quindi non c'era più bisogno di questa tutela". Forse lo aveva capito, ok, ma quello che lui voleva era non sentirselo dire così apertamente… forse voleva solo uno spiraglio di speranza… e dato che era il paziente a volerlo, i medici avrebbero dovuto rispettarlo. Lo abbiamo trasferito in un posto meno organizzato ma molto, molto più umano. Non lo hanno messo tra malati terminali… anzi non lo hanno messo proprio in oncologia ma in chirurgia. Il primario l'ha coccolato come un figlio e gli ha fatto compagnia LUI personalmente quando d'improvviso peggiorava e noi prendevamo a corsa la macchina per arrivare lì.
…ora come ora io odio quei medici, loro ad ogni modo avranno seguito un loro protocollo non privo di logica, ma l'impressione è stata quella di aver ricevuto un bel calcio in culo (scusa l'espressione) senza avere inizialmente nemmeno una spiegazione adeguata o come meriterebbe una persona matura.
ancora una volta, non posso che ammirarti. ed essere totalmente d'accordo con te. se devi lottare contro qualcosa, se devi modificare la tua vita, le tue prospettive, le tue certezze, è giusto che tu possa sapere esattamente cos'hai di fronte. certo, le informazioni vanno date con umanità, siamo tutti d'accordo, ma è giusto che ci sia chiarezza. sempre. che mr. clint sia un medico coi controfiocchi si era capito: sono lieta che sia finito sulla tua strada, perchè avere a fianco un buon "navigatore" credo possa aiutare molto in questo tipo di viaggio.
(mi fa bene averti incontrato. grazie)
anche i nedici hanno paura delle parole, solo noi malati non temiamo il significato della parole, anzi, le andiamo a cercare sempre più semplici per capire meglio la situazione
"molto molto a lungo" voglio trovarti su questo blog, e con la migliore qualità della vita possibile. Rispetto alla verità e alla chiarezza, mi sono fatta questa idea: che non siamo tutti uguali e che ognuno dovrebbe essere trattato come desidera. Quando vado a controllare il mio nodulino Pa' viene con me, perchè un'eventuale notizia spiacevole sarebbe piu' sopportabile se lui fosse con me, ma anche perchè la verità che pretenderei dal mio medico vorrei fosse estremamente chiara per entrambi.
Pensando invece ad altre persone, ad esempio i miei genitori, probabilmente valuterei la possibilità di tacere una parte di verità se sapessi di poterli far vivere piu' sereni (ho detto una cavolata?).
@tutti: sono sopraffatta dal peso di ciascun commento. grazie e scusate se non riesco a rispondere per intero a tutte le questioni sollevate.
@veneziapalermo: proprio per infondere gioia alle celluline io ho bisogno di concentrarmi sul momento, di non pensare che potrà esserci sempre un dopo, ma solo l'ora, adesso. certo non siamo tutti uguali e magari quello che dà concentrazione a me, deprime un altro. grazie cara, ricambio – gioiosamente – l'abbraccio
@gin: si questo è sicuramente un discorso da fare lungamente a voce…magari un giorno, se qualcuno dei nostri progetti cancerosi riesce a crescere potremmo proprio farlo 🙂 ps. oh si, magari farai degli errori, ma secondo me sarai un ottimo medico, lo sei già, cara mia 🙂
@anonimo: inqualificabile certo. terribile. per fortuna che i tuoi genitori hanno avuto la lucidità nel dolore di portare tuo fratello nel posto giusto. Ed è anche assolutamente sacrosanto rispettare la volontà del paziente. Per il mio vissuto, io ho il terrore di non sapere, mio padre morì mentre io stavo al lunapark perché i miei ritenevano che per me fosse meglio non sapere, e questo mi ha cambiato per sempre. Ma la volontà di chiunque, lucida, specie di un ragazzo, è la cosa più sacra. grazie per aver raccontato questa storia, non deve essere stato semplice. grazie veramente.
@erinni: anche tu mi fai bene, ragazza! 🙂
@ziacris: esatto. esattamente.
@ildardo: cavolate non ne dici mai, lo sai, vero? per quanto riguarda cosa faremmo con i nostri genitori, io personalmente come scrivevo su, ho avuto una terribile esperienza di "privazione del lutto" che mi porta oggi a volere la verità a tutti i costi. ma ognuno di noi sceglie come può. l'altro giorno al dh però c'era una signora anziana in carrozzella che continuava a dire: "qui non ci voglio stare, qui non ci voglio stare". E io mi sono chiesta perché deve stare qui in questi ultimi anni, mesi, giorni? perché non la informano correttamente, perché lei decida con serenità, come può, con i suoi strumenti anche limitati dall'esperienza o dall'età, che sia lei a decidere se passare i suoi giorni qui. ma certo che non è mai semplice.
Meglio sapere. Sempre.
Io la malattia della sister l'ho vissuta molto male, proprio perchè all'inizio nessuno sapeva di cosa si stava parlando (i tumori rarissimi sono appunto na roba che spesso neanche i dottori hanno mai visto)
Ovvio che la sister è molto, molto simpatica e il tumore rarissimo è andato a trovare proprio lei.
tanti medici girati a vuoto, poi abbiamo conosciuto una dottoressa meravigliosa che le ha spiegato che nulla era perduto, che c'era la possibilità di salvarsi la pelle, l'utero, i polmoni e di avere ancora figli.
In maniera chiara, chiamando il tumore, tumore e le metastasi ,metastasi..
Io paradossalmente mi sono sentita meglio quando le hanno detto di cosa si trattava..molto meglio.
E ho trovato un coraggio che non pensavo di possedere. Per nulla.
Tutto il resto è noia. Ed è anche una grande presa per il culo.
Ps: che tu sei speciale che te lo dico a fare?
Ps 2: io questo post lo pubblicherei su un quotidiano, perchè è di una intelligenza straordinaria. ma davvero davvero
Grazie di tutto, la chiarezza, la crudità della verità, lo spirito guerriero. Sei proprio parte di me….
Condivido su tutta la linea.
E spero di non sbagliare nel credere che anche per mia madre sia così.
Quoto decisamente ziacris: a volte anche i medici esitano a usare certi termini anzi a volte siamo noi malati che vorremmo una chiarezza, magari più "brutale", ma che fosse almeno la verità, quella di cui abbiamo bisogno…e che magari finiamo col suggerire le parole che rimangono quasi sospese nell'aria.
A me dissero con schiettezza “purtroppo è maligno” ed io sono grata per questo. Come faccio a combattere se non so contro chi devo combattere? Niente giri di parole, grazie. Chiamiamo le cose con il loro nome.
Stribili
Posso solo dire di concordare in toto con te e, soprattutto, di essere FIERO di conoscerti e stimarti e volerti bene..
Non aggiungo altro, non penso ce ne sia bisogno.
Mi associo ai commenti precedenti.
La verità deve essere detta, con tatto, ma senza inutili
eufemismi.
Per esempio, trovo fastidioso leggere su un giornale (o ascoltare
in un tg) che il tizio è morto dopo "una lunga malattia"
quasi che nominare la parola cancro sia vietato,
vuoi per il timore che provoca o vuoi, forse, per
scaramanzia.
Atteggiamento ipocrita che mi ricorda i "raffreddori"
che mandavano al Creatore i leader sovietici
tipo Andropov, Breznev…
(vai a dire a un russo: "Cosa vuoi che sia. E' solo un raffreddore" :-)).
Detto questo, senza troppi giri di parole, voglio
dirti, cara Wide, che sei una Wonder Woman
e che la fortuna non è solo tua, nell'aver incrociato
Mr.Clint, ma anche sua, nell'aver incontrato
una DONNA con la D e la ONNA maiuscole.
Sono l'anonima di prima…
…grazie a te. Ti seguo sempre ma non ho un blog, e faccio il tifo per te. Sei piena di coraggio, sensibilità e intelligenza.
Scrivi benissimo e sei estremamente onesta e corretta, buona parte dei tuoi post dovrebbe entrare a far parte di un libro vero e proprio… possono essere un grande esempio della dignità anche dentro ad una malattia.
kim
@tutti: ho la febbre! vorrei tanto rispondervi ma non ci riesco proprio adesso, scusate tanto!
abbasso la febbre!riguardati, un bacio
Hai sollevato il problema che mi ha dilaniata nei mesi della malattia di papà. Pretendevo che lui affrontasse tutto esattamente come lo avevo affrontato io, aspettavo che facesse al dottor Zeta quelle domande che invece non sono mai state fatte. E quando ne parlavo con lui, con Zeta, mi diceva che avrebbe assecondato il volere di mio padre, che se non chiedeva voleva dire che non voleva sapere. O meglio, che non voleva sentirsi dire quello che forse dentro di sé aveva capito.
Ma in realtà di questo ne abbiamo parlato quando ci siamo viste…
Fatti passare presto l'influenza, ciccia.
P.S. Ho iniziato a fare i 5 tibetani!
Sono congelata dalla stima che provo per te.
Leggere questo post mi ha lasciato senza parole.
Volevo, nel mio piccolo, esprimerti qualcosa di più, ma Annette non ci riesco.
Riesco a capirti, ma allo stesso tempo non voglio. Non so spiegarmi, scusami, non ci riesco, è una teoria alla quale negli ultimi anni mi sono, purtroppo, avvicinata parecchie volte (troppe) per persone a me care.
Trovo sia molto soggettivo. Quello che hai scritto mi ha aperto un altro modo di percezione, non che prima non ci avessi mai pensato, ma è la modalità, quella sottigliezza di pensiero di chi prova in primis una realtà così che a sua volta mi trasmette un qualcosa che non so definire.
Mr. Clint ti ha detto che dal tuo tumore non si può guarire, ma con le cure appropriate la qualità di vita e i tuoi compleanni saranno ancora tantissimi, ma tanti eh, da vecchietta ancora qui a pigiare sul pc, sei eccezionale Annette, la tua realtà è ben diversa da tante altre.
Un abbraccio fortissimo e un vagone di baciottoni
4 p
@sononera: sì, anche per me arrivare alla diagnosi fu quasi un sollievo, finalmente sapevo cosa avevo di fronte!
e ps. grazie sei sempre troppo gentile, ma lo so che lo dici solo perché speri che finalmente ti possa restituire il pranzo che ti devo 😉 ah ah ah
ps.2 la febbre lascia degli strascichi allucinati, don't worry
@innoallavita: lo siamo tutti, e questo allegerisce il peso sulle spalle di ognuno. ti abbraccio tanto cara
@mia: no penso di no, del resto è tua madre, sono sicura che per lei e con lei stai facendo tutte le scelte giuste
@camden: del resto, è proprio il coraggio che ci fa affrontare la malattia e superarla, non certo la paura e tanto meno delle parole
@stribili: pensa che invece io ho letto la parola "maligne" da sola, leggendo la biopsia, anche se già lo sapevo, nessuno aveva usato quel termine e io lo trovai in effetti piuttosto sinistro. che brutta parola!
@aries: grazie. ti abbraccio e non aggiungo altro perché mi lasci senza parole 🙂
@moreno9000: questa DONNONA maiuscola ti manda un enorme e grato abbraccio, NANO GIGANTE 🙂
@kim: grazie kim, con un tifo così non può che andare tutto bene 🙂 grazie
@gin: e poi ovviamente, febbrone di sabato con le nane a casa, a cui avevo promesso "ristorante dei cowboy + cinema delle winx" per distrarle dal fatto che il papà è in viaggio fino a martedì!! argh!
per fortuna oggi sto un po' meglio e più tardi manterrò le promesse nane 🙂
@giorgi: si ne abbiamo parlato ed è una cosa su cui volevo scrivere da tempo, poi ieri leggendo quell'articolo mi è venuto fuori sto post…
i 5 tibetani sono immediatamente molto efficaci in termini di energia che rimettono in circolo, vedrai. bacio grande 🙂
@fourpi: oh si cara mia, e sarà fantastico essere vecchiette insieme 🙂
Febbre passata??
Promesse mantenute con le ragazze????
Devo aggiungere che il commento di Giorgia mi trova pienamente daccordo.
Mi spieghi cosa sono i 5 tibetani???? Non ci sto a capì più niente ahahah,
bacione 4 p
l'articolo me lo leggo con calma stasera
anche il mio compagno, per la vicenda di suo padre, ricorda con rabbia questa reticenza a chiamare le cose con il loro nome. Il cancro e' cancro, e anche se cerchi nomi piu' gentili quello rimane.
E tu sei una grande grandissima, e l'importante che il percorso sia piu' lungo possibile e non troppo scomodo, ogni anno guadagnato sono nuovi principi attivi e nuove possibilita' che si aprono, e magari si va avanti per decadi in buone condizioni, concentrandosi su se stessi e sulle cose che valgono la pena.
nel frattempo un abbraccio fortissimo, e poi e' passata la febbre? sei riuscita a fare il cinema con le nane?
Wide, ti devo far leggere un racconto che mi hai fatto venire in mente.
Fammi sapere come te lo posso far avere – l'ho in word. 🙂
@fourpi: si, come hai visto poi ho mantenuto la promessa, mi sono fatta passare la febbre a calci di volontà, non potevo mica deluderle un'altra volta!
@mammaoggilavora: giusto, infatti io rosicchio il tempo, con un ottimismo pacato e lucido. grazie carissima, ti abbraccio
@tintaglia: mandamelo all'indirizzo mail widepeak@yahoo.it
grazie!
bacio