Talvolta penso a che tipo di coppia saremmo stati oggi Anna ed io. Al tipo di relazione che avremmo avuto dopo venti anni di vita insieme. Come ci saremmo guardati, parlati, toccati.
A dire il vero è un pensiero che non mi attraversa così spesso, come una domanda cui non serve dare risposta, perché già la possiedo e perché comunque non so cosa farmene.
Eppure mi sorprendo, quando ad esempio sono solo in un albergo a fare colazione e mi fermo ad osservare coppie non più giovani. Vedo in loro i ragazzi che erano, i pochi gesti abituali che scambiano, poi magari una telefonata con un figlio che vive o studia all’estero, e poi di nuovo parole a voce bassa. Come se la grande opera della loro vita fosse oramai alle spalle.
Chiesi ad Anna di sposarmi a novembre del 2001, di ritorno da uno dei miei viaggi in Sicilia. Non ci crederete, ma non ho mai sentito che quel progetto di vita si sia interrotto. Guardo Sara e Lea e lo ritrovo in ciò che sono e diventeranno, nei loro viaggi e nei loro sogni, quelli che realizzano e quelli che avranno. Saranno sempre e per sempre anche i nostri.
E poi penso anche che ogni mio nuovo progetto, senza Anna, è lecito. In questi anni non l’ho mai vissuto in contraddizione con il nostro. E’ altro. Ed è stato già autorizzato da Anna stessa, prima che ci lasciasse, perché ogni mio sogno non avesse fine, con o senza di lei.
Ecco che tipo di coppia saremmo. Una coppia che sogna e prova a fare ogni giorno pratica di felicità. Ci siamo sforzati anche nei momenti più bui. Talvolta riuscendoci, altre fallendo. Una coppia che cerca e rinnova costantemente la fiducia in noi, nella nostra famiglia, nelle nostre relazioni più strette, nelle nostre scelte di vita e quotidiane.
Saremmo una coppia ancora gravida di fiducia.