Per fortuna la giornata di ieri è finita perché ero veramente fuori di testa. Chiaramente ho dovuto concludere con una megascenata alle nane. Povere nane. E Obi se l’è scampata solo perché è tornato troppo tardi. Ad ogni modo è passata. Devo solo imparare che quando butta così, devo fare in modo che qualcuno mi tenga le bambine, perché l’equazione tra il mio nervosismo e il loro è immediata e finisce sempre male.
Sic.
Ad ogni modo, oggi finalmente possiamo parlare di buone notizie.
Quando ha letto il referto della tac, Mr. Clint ha fatto un piccolo gestino col pugno per aria che parlava da solo. Era contento e di conseguenza anche io, e immediatamente più rilassata. Pronta. Pronta perché il fatto che la terapia abbia funzionato in questi tre mesi, significa poterla proseguire per altri tre.
E io non so se si può capire il mio sollievo a questa notizia, ma credetemi, sono, siamo, molto sollevati. Significa che funziona, che la malattia si è un po’ ridotta, che non devo cambiare terapia ancora, che abbiamo guadagnato altri tre mesi, che posso affrontare l’estate sapendo cosa mi aspetta. Credetemi, non è poco.
Ci voleva.
Ora dobbiamo solo approfittare del weekend per riposare un po’ e far posare le buone notizie, prima di ripartire alla grande, perché ora siamo veramente, un po’ consolianamente, confusi e felici.
Ma molto più felici, in effetti…
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In macchina
Oggi il capangelo degli infermieri al dh ha impiegato un’ora a medicarmi i poveri piedini e le mie povere mani. Ora dovrò svegliarmi due ore prima per farmi ste benedette medicazioni. E dovrò anche andare in giro con dei simpatici guantini da serial killer. Niente male.
La giornata è partita malissimo, con Nina che dopo il vaccino antisuina ha la febbre alta e la tosse. Poi abbiamo litigato con Obi, come quasi ogni volta che devo andare a fare l’emocromo, per futili motivi. Poi ho parcheggiato la macchina e nello stesso momento stava scendendo una anziana collega di malattia che ne ha approfittato per fare la strada, il prelievo e colazione insieme, raccontandomi di come tutta la famiglia di sua madre sia morta di cancro e che sua madre è morta una settimana fa. Un’angoscia. Per carità, una bravissima persona. Ma una cazzo di angoscia. Per continuare, mentre facevo le medicazioni una suorina in terapia è svenuta, e una vecchietta accanto a me che faceva una trasfusione di sangue vomitava disperatamente. Poi ci s’è messa la medicazione e il dolore e la notizia che questo problema ce l’avrò per 6 mesi/1 anno e che devo sospendere la terapia per 10 giorni. Poi ho rifatto la strada verso il parcheggio, ma le nuove medicazioni ingombravano i piedi e altro che gobbo di notredame, ero proprio sciancatissima (con tutto il rispetto per chi lo è davvero e permanentemente). Infine arrivo alla macchina e mi sconcio le mani cercando le chiavi nella borsa.
Ho pianto in macchina per tutto il viaggio di rientro a casa.
E sapete cosa? Mi ha fatto bene, sono potuta tornare tra le braccia di Nina e tra le zampette di Grigia più serena.
Svuotata, magari, ma più serena.
Padrona
Di cosa sono padrona? Quali sono i sentimenti che sono miei? Quali sono quelli che sono indotti dalla chemioterapia?
Sono più vulnerabile perché sono sotto farmaci?
Sono più lenta nel capire le cose, perché mi sto semplicemente rincoglionendo, o per via delle medicine?
Non ho voglia di litigare con nessuno, non ho voglia di impegnarmi con nessuno perché sono un’orsa (sempre stata) o sto peggiorando per via dei medicinali?
Non mi sento di immaginare il futuro perché non sono stata mai ambiziosa, oppure ho smesso, in fondo in fondo, di sperare a lungo termine?
Di sperare altro che portare le nane più avanti possibile?
Non è solo il clima improvvisamente e giustamente novembrino, ma queste domande mi inceppano il cervello da 24 ore. Cosa è rimasto di me prima della malattia? Cosa sono diventata?
In tutta questa deriva pensosa vagamente negativa e deproide, gli effetti collaterali su mani e piedi sono peggiorati precipitosamente. Non riesco più a compiere un singolo gesto senza dolore. Anche durante la notte i dolori sono molto forti. Sono – lateralmente – in preda al panico (qui posso confessarlo, mentre fuori non lo dico a nessuno) perché questa cura per me non finisce tra due mesi. Non devo tener duro altri tre mesi o similia. No, per me questa dovrebbe essere una cura "cronica". Ma come faccio se mi riduce a una polpetta fradicia?
Fatto sta, per il momento mi sono rimessa in malattia. Giovedi vedo mr. Clint e magari insieme troviamo una soluzione. Lo spero davvero.
Ma in tutto questo, le domande restano e forse per il dolore, ma mi sento priva di quel centro minimo di gravità permanente che non mi faccia afflosciare davanti alle scene romantiche di shrek 3 in un lagrimare commosso e tristoide.
O magari è solo questa pioggia…e guai a chi ancora crede che io abbia questa gran forza d’animo e che non mi lamenti mai. E’ falso. Non mi lamento quando sto bene. Ma appena appena sto male, eccola qua, una polpetta fradicia. E sempre riottosa.
Stabilità
Mr. Clint ha confermato oggi la prima impressione della radiologa e cioè che la mia situazione è stabile.
Questa è una buona notizia nel mio caso. E questo significa che posso proseguire per altri 3 mesi con la mia chemio tascabile, le mie piaghette, etc. etc., prima dei prossimi controlli.
Dovrei essere sollevata, e in fondo lo sono. Se il risultato fosse stato diverso avrebbe significato cambiare la 4a chemio in due anni e sarei veramente crollata.
Di meglio non possiamo aspettarci. Per cui va tutto bene.
Ma confesso che sono spossata da questa settimana di attesa e temo che sarò spossata anche la prossima.
In genere, la settimana dei controlli e quella successiva viaggiano lungo strade emotivamente dissestate. Non posso farci niente. Non è perché le mie aspettative siano diverse dalla realtà cruda. E’ solo che devo essere contenta di poter fare una chemio per altri tre mesi. Ecco. Devo ricordarmi che devo essere contenta e che sono fortunata.
A volte è solo un tantino più difficile recuperare la stabilità.
Nodi
Come dicevo a Julia, ormai con questo reset trimestrale, sono diventata un nodino marinaio sempre scaramanticamente incrociato. Ma non è neanche del tutto vero. Ho questa attitudine moderata nei confronti degli esiti dei miei esami, che traballa solo quando le notizie sono un po’ pessime.
Per il momento, di notizie pessime non ne ho. Ma in ogni caso applico alla lettera la regola n.1 e aspetto di vedere gli esiti con Mr. Clint prima di pronunciarmi. Anche perché nel migliore dei casi, la tac mi dirà che devo proseguire con questa cura che mi ha aperto ormai piaghe dolorosissime nelle mani nei piedi e non riesco a camminare e neanche quasi a scrivere sul pc (per cui perdonate l’eventuale dislessia tastierica).
Nel migliore dei casi.
Per cui.
Però è stato un sollievo togliersela di torno. Siamo anche stati più bravi con Obi. Il weekend a Bruxelles ha aiutato, non potevamo buttarci in un angolo ad innervosirci reciprocamente, ma siamo stati obbligati a una certa positiva socialità. Insomma, meglio del solito. Solo che, saranno i farmaci combinati all’ansia taciuta di ieri, fatto sta che gli effetti collaterali in questo momento sono al massimo della loro potenzialità e per non tediarvi oltre, vi dico solo che è meglio che mi vada ad infilare sotto le coperte fino a venerdì.
Come piccolo inciso, mentre aspettavo la Tac (e ho dovuto aspettare parecchio) mi sono dovuta intrattenere nell’anticamera (dove Obi non poteva seguirmi) con una simpatica ultrasettantenne che mi ha informato di tutti i risibili acciacchi dovuti all’età, suoi e del genero, fin nei più minimi e francamente disgustosi dettagli. E, benché mi diverta scoprire che il crocione rosso per tutti gli sfigati che hanno voglia di parlare sia ancora ben chiaro sulla mia fronte, mi chiedo: come si può essere così egoisti, egocentrici, stupidi, a non farsi e a non fare una domanda su una donna che ha la metà dei tuoi anni ed è lì con te, vecchia acciaccata, ma tutto sommato in forma, ad aspettare una tac. Come si può essere così egoisti e così ciechi?
Fatto sta, la prossima volta, aspetto la TAC con il lettore mp3 a palla nelle orecchie.